mercoledì 21 settembre 2011

Saltinmente - ossia colori, fiori, segni zodiacali, uomini

Ieri in radio, tra le varie cazzatucce divertenti, tra la musica e la reclame (come fa anni '80), ho sentito la fatidica domanda:


Qual è il tuo colore preferito?

E salì alla mia testa un pippone filosofico su tutta la mia vita, o dolce viso di mite circonfuso alba lunar (cit. ad cazzum solo perchè ce l'ho in testa. Embè? Non ve lo ricordate che questa è casa mia e qui comando io? :) ).

Perchè, alla domanda qual è il tuo colore preferito, io non rispondo un semplice blu, nè un radical-chic pervinca, nè un buddista arancione, nè un grave color mattone. No io mi profondo in un racconto mistico della mia visione della vita, dove il colore in sè non è fondamentale, ma dove l'importante è la qualità del colore. Davanti a un gruppo di maglioni di varie nuance non mi fionderò per forza su quello rosa o quello verde (che normalmente potrei forse, se non m'interessasse molto della persona che mi pone la questione e volessi troncare la conversazione, definire i miei colori preferiti) ma sceglierei la più bella sfumatura dei colori a disposizione. Insomma un bel rosso è meglio di un verde mediocre.

Rose Red Giant. Difficili per creare
composizioni a cerchio. Ma io sono
trooooooppo brava!!
E alla possibile domanda: il tuo fiore preferito? Mi immaginate a rispondere margherita, girasole, rosa, tulipano o giglio? No, se volessi davvero davvero farmi conoscere dal mio interlocutore gli spiegherei che i mazzi di fiori vanno composti con equilibrio e che i colori devono fondersi in modo che nessun colore strida con l'altro e che, in realtà, il mazzo di fiori è fatto dal tipo di verde che gli si mette attorno. Poi racconterei di quando ho lavorato da una fiorista di nome Giulia e di quando sono riuscita a fare un mazzo bellissimo di rose Red Giant, con rami di nocciolo e verde decorativo (ho cercato su internet come una matta ma non sono riuscita a trovare la foglia che ho usato) che poi ho regalato alla mamma del mio regista che mi portava sempre i sacchetti di Zuppa Pomidorova da Varsavia e che quando qualche anno dopo è morta non sono riuscita a fare le condoglianze a suo figlio e penso che mi odi per questo.
Oppure risponderei i garofani, perchè un giorno mio papà si è presentato con il mazzo di fiori più grande del mondo (o almeno del mio) con milioni di garofani di vari colori e anche perchè a me il socialismo non dispiaceva. C'era chi rubava ma alla fine tutti avevano quasi tutto. Invece adesso rubano e io non c'ho un cazzo.

AH! E se uno, incautamente, mi chiedesse, di che segno sei, in primis gli direi che è un approccio vecchio e poco fantasioso e poi gli sciorinerei tutte le specifiche del mio tema natale. Gli spiegherei che essere Acquario ascendente Capricorno ti condanna ad una vita di contraddizioni, che la parte aria è quella libera (che mi fa stufare presto di tutto), artistica (i lavoretti, ma anche il teatro, il canto, i balletti, la comicità), sfrenata (ehm... sorvoliamo), quella dell'angolo del disordine, mentre la parte terra è quella costruttiva (comprare casa, sposarmi, studiare), determinata (portare a termine tutto ciò che comincio), ordinata (tranne per il precedente angolo del disordine). Che anche la mia parte femminile e quella maschine, lunatica e solare, fanno a pugni e che io non sono una miscela delle mie componenti ma ognuna delle mie componenti in maniera totale a seconda del momento.

Per non parlare di quanto starei a discutere all'ipotetica richiesta di rivelare quale parte dell'uomo guardo quando lo vedo per la prima volta? Non risponderei certo con lo scontato "gli occhi", nè con il più conturbante "la bocca", nè con il greve, ma spesso sincero, "il culo" e neppure con l'alternativo "le mani".
No, se avessi interesse a rivelare qualcosa di me al postulante direi che io di un uomo guardo come si muove, la confidenza che ha con il proprio corpo, ricerco la sicurezza in sè stesso perchè io ho una teoria che se un uomo non sta bene di testa ce l'ha piccolo e, sarò anche triviale, ma per me le dimensioni sono importanti. Intendo le dimensioni del cervello e l'equilibrio tra questo e il cuore. Direi che i denti sono fondamentali perchè i denti brutti mi smorzano la libido e mi sanno di uno che non si prende cura di sè. Ma anche che guardo molto se un uomo è troppo curato, chè quelli un pò grezzi mi piacciono. Grezzi e puliti. E con un grande... ego equilibrato.

Insomma.
Mi sono chiesta.
Quando sono diventata così complicata?

E' stato quando mi sono accorta che "le tipe complicate" erano fichissime e avevano centinaia di spasimanti e mi sono resa conto che io non sono mai stata "l'irraggiungibile"?
O è stato per colpa della letteratura? Avete mai visto un personaggio lineare, semplice, quasi banale essere il protagonista assoluto e intrigante di un romanzo?
E chi vorrebbe mai essere quella "simpatica" o il comprimario?

Oppure sono sempre stata così?

E ora passo la palla a voi.
Il vostro colore preferito?
Il fiore?
Di che segno siete?
Cosa guardate per prima in un uomo/una donna?

Oh, mi raccomando....


Non siate banali!!!

mercoledì 14 settembre 2011

Giulia Passione: conoscere altri blogger

Non mi ricordo se ne parlavo qui o sul blog di qualcun altro.

C'è un certo non so che di conflittuale nell'aprire un blog praticamente anonimo per poter parlare di tutto ed essere se stessi senza filtri, senza veli, senza limiti, protetti da quella lontananza cibernetica che impedisce che tutto diventi reale e rientri nei meccanismi quotidiani da cui si è rifuggiti per potersi esprimere completamente e poi trovarti a cercare un momento qualsiasi nella settimana, tra lavoro, lontananza, momenti per la famiglia e lavori di casa, per incontrare, vis-à-vis Ilaria.
Ma Ilaria chi?
"Quella di Plectrude", dico sempre a Ford, quando si incasina con i nomi.

Leggendo le sue storie fin da subito mi hanno colpito le analogie:

tutte e due nate nello stesso anno
fidanzate nello stesso anno
sposate nello stesso anno
viaggio di nozze negli stessi luoghi
la stessa macchina, deceduta nello stesso periodo
un grande sogno portato avanti con grande determinazione (lei la ballerina, io l'attrice)
un blog aperto più o meno negli stessi mesi

Impossibile non desiderare conoscerla. Ci siamo girate intorno un pò e, finalmente, sabato mattina, il velo tecnologico che ci divideva è caduto e mi sono trovata davanti esattamente la persona che immaginavo, che avevo conosciuto online, e abbiamo cominciato a parlare come se avessimo fatto il liceo insieme, ma con quel "in più" che è il parlare di qualsiasi cosa per farci conoscere attraverso i nostri sogni, i nostri viaggi, i film che guardiamo, la musica che ci piace, i libri che abbiamo letto.

Ilaria è stata una conferma. Un posto sicuro, dove tutta la libertà che ti da la blogosfera si può concretizzare anche nella realtà. La sorpresa di riconoscermi in un altro essere, diverso da me, ma così simile in tante cose.
E' impossibile descriverla senza risultare banali, lei che banale non lo è per niente.
E poi, vi dirò, sono gelosa delle mie impressioni su di lei, della fortuna che ho avuto nel conoscerla, di tutti i dettagli che ricordo di questo sabato mattina.

Da quando ho aperto il blog ho conosciuto quattro blogger dal vivo:

Polly, Suarakamansa, Dembo e Ilaria.

Ho trovato quattro nuovi amici.
Certe volte non sono abbastanza grata di quanto sono fortunata.

venerdì 9 settembre 2011

It's raining men, Hallelujah!

Siccome ho poca fantasia e siccome ho adorato questo suo post, copio. O meglio, reintrerpreto.

Uno l'ho amato da lontano per 10 anni. Poi me lo sono scopato ed è stato deludente. Lui, non io!
Lo stesso mi ha detto che non aveva mai avuto un'amica come me. Ed è stato imbarazzante.
Un'altro mi ha dedicato una poesia intitolata "Giulia ha occhi azzurri". Penso fosse gravemente daltonico.
Uno era il mio vicino di casa ventenne e bellissimo, ma non guardava ragazzine sotto i 10 anni.
Il Ragno aveva muscoli dove le persone umane hanno pelle e ciccia.
Uno mi ha tenuto in bambola per qualche mese, però alla fine l'ho scordato.
Con uno ho scoperto cos'era l'amore guardando il pulviscolo nella luce mattutina che entrava dalla finestra.
Con lo stesso un incontro per studiare alla Biblioteca Nazionale è diventato uno dei giorni più belli della mia vita.
Uno era israeliano e per chattare con me ha scampato un attentato.
Di uno sono stata irrimediabilmente gelosa anche quando non ne avevo diritto.
Almeno quattro si chiamavano Dario.
Ed altri tre avevano il nome o il cognome che iniziava per D.
Con uno ci telefonavamo un sacco ma non è mai scattata la scintilla.
Uno aveva un lumacone al posto della lingua ed ho rischiato di soffocare. Poi l'ho mollato.
Alcuni li ho lasciati io.
Altri mi hanno mollato.
Lui è tutta la mia vita.
Uno aveva la casa piena di scarafaggini. Ma mi faceva ridere di brutto.
Con uno ho un rapporto conflittuale da 31 anni. Ed è il più bello.
Uno era bellissimo, ricco, pieno di interessi. Ma aveva un sacco di problemi di sicurezza in se stesso. Non gliel'ho data.
Ad un altro l'ho data ma poi mi sono pentita.
Con uno rido tutti i giorni e quando piango mi consola.
Diego è uno stronzo cagasotto e scappa ogni volta che mi vede.
Con uno pensavo di ardere di passione ed invece guardavamo JOJO e My Name is Earl.
Uno mi ha fatto scoprire il sushi.
Con uno pensavo di sposarmi il 25/05/2005 e di avere un figlio nel 2006 e due gemelli nel 2008. Non è andata così. Ma gli voglio bene.
Con uno mi sono sposata il 29/05/2009 e forse un giorno decideremo di avere dei figli. E gli voglio molto più che bene.
Uno è stato il mio primo bacio e non è stato male.
Uno è stato la mia prima volta ed è stato un disastro.
Uno mi ha lasciato tre volte.
E poi ci siamo rincontrati e abbiamo fatto ancora l'amore.
Una che mi piacesse e a cui piacessi io non l'ho mai trovata.
Con uno ho visto un film porno a velocità x32.
Uno si è fatto la mia migliore amica nel letto a fianco al mio.
Con uno ho fatto sesso in una stanza piena di gente che dormiva. Lentamente e silenziosamente.
Di uno sono stata l'amante.
Nessuno è mai stato il mio amante.
Uno l'ho lasciato anche se ero ancora innamorata.
Uno mi ha fatto sentire una regina.
Per uno sono dimagrita 10 kg.
Uno era il mio migliore amico. Ma baciava troppo bene ed è diventato molto di più.
Uno mi racconta tutti i film che vede, anche più volte perchè non sempre lo ascolto.
Di uno amo tutto, anche quando fa rumore contro il tavolo.
Uno ha il pelo rosso e il naso bagnato.
Uno ha i piedoni.
Uno ce l'aveva così grosso che non ce l'ho fatta.
Uno ce l'aveva così piccolo che non ce l'ho fatta.
A uno quando baciava rimanevano gli occhi semi aperti e mi inquietava parecchio.
Uno mercoledì prossimo dormirà fuori e mi mancherà tantissimo.
Con uno sogno il futuro.
Uno, un giorno, avrà i capelli bianchi e mi rincorrerà in una casa al mare cercando di toccarmi il culo.
Tanti altri non li ricordo più, ma li ricorderei se li incontrassi.
Uno, un giorno, lo amerò ancora di più di quanto creda possibile.

venerdì 2 settembre 2011

La bellezza è femmina

E credo non possiate che concordare.
Ecco a voi Mia, aka Pandistelle, così chiamata perchè le sue zampette sanno di cioccolata.
E, Cy, non "quella" cioccolata!





giovedì 1 settembre 2011

JULEZ&FORD’S WEDDING

Un thanks a Ford e uno scusa per non averlo pubblicato prima.
Buon mesiversario amore mio.


La trama (con parole mie): E’ il 29 maggio 2009, siamo a Milano, in un palazzo del Comune dove risuonano strani giri di canzoni, tra Guantanamera e La vie en rose, un matrimonio in ritardo e un altro in anticipo. Ford e Julez, nati come amici inseparabili neanche tre anni prima, tra una sbronza – più di una, a dire il vero – di lui e gli impegni molteplici – Accademia e lavoro, lavoro e Accademia – di lei, si preparano a compiere un passo fondamentale del loro viaggio.

Giusto prima di partire per un altro che sognano da una vita.



E’ curioso mettersi a parlare di un “film” di cui è protagonisti, soprattutto quando si vive ancora, ogni giorno. Ma data la ricorrenza – in qualche modo occorreva festeggiare l’agognato arrivo del suddetto filmino – è divertente tornare con la memoria e una recensione speciale a quel giorno.

Certo, c’è il rammarico di non aver avuto a disposizione una produzione di un certo livello, in grado di seguire entrambi i protagonisti filmando le rispettive preparazioni prima dell’incontro, della cerimonia e della festa, ma del resto una delle cose più intense ed apprezzate – da noi, in primis – del matrimonio è stata certo quella di aver fatto (quasi) tutto da noi e nel modo più pane e salame possibile, quindi, nonostante tutto – e anche perché, ormai, non si può fare altro se non pensare di ripetere la cerimonia affidandosi ai famigerati wedding planners -, trasformeremo quello che abbiamo nel miglior film da matrimonio possibile.

Giusto per mettersi in pari con l’inizio della pellicola – già in Comune, con Julez nell’unico momento di crisi, al suo arrivo e circondata dagli ospiti -, ricordo che le due giornate erano partite al mattino, con Ford uscito di casa presto per una sessione barba – a dire il vero tagliata troppo corta – e capelli da spuntare – ai tempi erano ben oltre le spalle, e il pomeriggio dopo il matrimonio, considerata la temperatura, sono stati più agevolmente raccolti da Julez in una treccia – con il fratello e Julez alle prese con il trucco e parrucca di mamma, testimone e amica nonché officiante della cerimonia incurante della sistemazione del suo.

Così, mentre la sposa impazziva per rimettersi in pari tutta da sola, passato il parrucchiere Ford si dedicava ad un pranzo come di consueto il più sostanzioso possibile con papà e nonno Ford al ristorante cinese di fronte a casa, brindando alla giornata con un paio di sonore sambuche.

Il parallelo tra i protagonisti è interessante, perché simbolo di quello che, durante ogni preparazione matrimoniale, è il rapporto uomo/donna, con lui che avvalla le decisioni della compagna e, in genere, si scampa ogni tipo di impegno giustificato dal fatto che è la compagna stessa a godersi la giornata come una principessa – come è giusto che sia, peraltro -.

E così arriviamo in Comune, all’inizio dell’opera del poco convincente regista selezionato in quanto cameraman della trasmissione cui il fratello Ford lavorava qualche anno prima: le inquadrature indugiano sui protagonisti provocando le reazioni a posteriori di Julez, poco soddisfatta dalle acconciature e dalle imperfezioni della pelle, e danno una carrellata degli invitati, dalla nutritissima schiera di cugini, zii e zie di Julez alla più scarna Ford-famiglia, dai colleghi di lavoro ai vecchi amici più o meno abituati all’idea e ai cambiamenti che, negli anni, hanno mutato i protagonisti della storia.

Durante la cerimonia, tra un pianto – memorabili quelli di mamma e zia della sposa – e una colonna sonora random, la parte del leone è tutta di Julez, che rassicura audience e presenti dichiarando con tutta la sua teatralità che effettivamente, Ford ha detto sì, suscitando ilarità ai presenti e spezzando la tensione che congelava, ad esempio, il Ford fratello, simile a uno 007 nel pieno del momento più delicato della sua missione.

Al termine della cerimonia, tra un applauso e un augurio, spalline di vestiti crollate di fronte all’importanza dell’evento, riso e lotta con stormi di piccioni impazziti, ci si concentra sull’interminabile sessione fotografica, fortunatamente resa meno pesante dal clima paneesalamesco dell’intera brigata, poco reso nella pellicola a seguito di un attacco di autorialismo sfrenato del regista, che decide di riprendere parte dei momenti filtrandoli attraverso la poetica visione dell’acqua delle fontane distanti un paio di chilometri a creare un effetto memorabile. Certo.

Saltata, anche qui con rammarico, la parte fotografica dedicata agli sposi con tanto di partita a calcio balilla e il viaggio degli stessi verso il ristorante – e ancora una volta Julez tiene banco facendo la parte del leone con l’autista, il padre, Ford e la fotografa -, ci ritroviamo nella provincia di Pavia, tensione completamente sciolta, maniche di camicia e prima parte della cena, organizzata attraverso tavoli che richiamano a pellicole più o meno note.

Con l’inizio della cena vera e propria, il regista ha l’unica, vera buona idea di tutto il lavoro: una serie di interviste che vadano a far scoprire al pubblico i protagonisti della giornata attraverso i loro invitati, rivelando al contempo anche qualcosa degli stessi, e regalando momenti magici dettati da euforia e vino già dal principio.

Peccato solo che, dopo l’ottimo inizio dedicato ai colleghi e amici di Julez, nonché ai compagni/e di circo e Accademia, il regista si perda progressivamente per strada dimenticando di intervistare la madre della sposa e dedicando uno spazio sempre minore ai presenti per concentrarsi sulla fotografa, amica della coppia e, con buone probabilità, fantasia sfrenata dell’uomo dietro la macchina da presa, che si dimentica, con il sopraggiungere della notte, l’arrivo della fontana di cioccolato, il brindisi e i canti – si esibiscono Julez, le sue compagne di Accademia, alcuni amici e colleghi che si dilettano nell’arte del canto, e si tenta invano di convincere Ford a fare lo stesso, ma lui, che è un vero duro, rifiuta, stimolando l’apprezzamento del compagno di un’amica di Julez che, in privato, gli dice “Hai fatto bene, un uomo canta per la sua donna solo in privato”- che si tratta del matrimonio di Julez e Ford, e non di Luca che cerca di guadagnarsi una possibilità di portarsi a letto Samira – possibilità, peraltro, più che remota -.

Eppure, nonostante tutto, i nostri si guadagnano lo spazio di un reciproco discorso che commuove parte dei presenti e brindano, per il piacere di Julez, con il classico spumante prima di dedicarsi alla distribuzione delle fantastiche bomboniere confezionate dalla nostra eroina, zuccherini aromatizzati dalla potenza alcolica devastante, confezionati e fabbricati tutti in casa Ford, coloratissimi e prodotti nei seguenti gusti: Anice, Arancia/cannella, Viola/liquirizia, Basilico, Limone/salvia, Rosa/vaniglia, Menta, Agrumi.

A seguito degli assaggi continui Ford si ustionerà l’interno della bocca, ma lascerà felice il ristorante prima che lui, Julez e la madre della sposa vengano fermati dalla polizia all’imbocco dell’autostrada nell’ormai famosa seicento di Julez, scampando miracolosamente ad un controllo approfondito che avrebbe provocato il ritiro della patente della prode Antonella.

Ma sarà solo un piccolo imprevisto prima del meritato ritorno a casa e del giorno seguente, dedicato alla preparazione del viaggio “a quel paese” sponsorizzato da una produzione molto migliore di quella del filmato, quella dei nostri amici, parenti e invitati vari, che ha regalato ai protagonisti il viaggio più importante della loro vita – finora – all’interno DEL viaggio più importante della loro vita.

Peccato che, tutte queste sfumature, il filmino non possa raccontarle.

Ma è per questo che ci siamo qui noi, no!?



MrFord



P. S. Contiamo, comunque, che il montaggio operato dal fratello di Ford possa migliorare la qualità dell’opera, vista finora soltanto nel girato complessivo.



P. P. S. In Australia abbiamo girato qualche spezzone anche noi di quello che potrebbe essere definito “sequel”. Chissà che un giorno non ci si decida a parlare anche di quello.

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