venerdì 17 gennaio 2014

Un anno d'amo-o-re



Un anno fa, all'ospedale di Lodi, proprio in questo preciso momento c'era il cambio turno delle ostetriche. A dir la verità nelle 22h di doglie ne avevamo viste passare, per occuparsi di noi, almeno 5 se non 6.
Ma questa.
Ah AleLeo, questa è quella che ha permesso a papà di non svenire nella sala parto e di fare la sua porca figura di uomo emancipato (quale è).
Silvia è una giovane donna bellissima. Fisico morbido (ma non ciccione come quello di mamma), tette oltre la media, viso stupendo e voce di velluto.
Ricordo che nell'oretta precedente la peridurale mi aveva concesso un attimo di respiro, ma l'arrivo di questa amazzone ben decisa a farti uscire da lì ha dato un'accelerata a tutta la situazione e in un attimo, da che cantavamo "Figlio della Luna" e "Sempre noi", mi sono trovata lì a spingere.
Sai AleLeo, mamma è stata quella che in gergo le ostetriche chiamano "aquila". Ci sono donne che non urlano e altre che lo fanno, forse anche un pò perchè il parto ce lo immaginiamo così. Io ho detto tante di quelle parolacce che probabilmente per ripicca ti farai frate.

Mi manca un pò la pancia, era bello averti lì e sentire ogni tuo movimento e singhiozzo. Mi mancano anche i tuoi primi momenti di vita la cui memoria viene spesso sostituita da ogni tuo nuovo sguardo, passo, riso o capriccio.

La prima volta che ti ho visto mi stavi guardando a tua volta ed ho pensato che eri proprio come noi. Occhi aperti sul mondo e voglia di conoscere. Avevi le mani viola e non piangevi ma si vedeva che stavi bene e non ho avuto paura neanche un secondo. Papà ti ha tagliato il cordone ombelicale e gli tremava un pò la mano perchè temeva di tranciarti il pisello. Poi sei stato un pò con me finchè non sono riuscita a dire che sì, potevano prenderti per lavarti. Hanno fatto in fretta e hai pianto un pochino probabilmente perchè avevi un pò freddo. Poi sei tornato da me e siamo usciti dalla sala parto. Nella sala d'attesa c'erano i nonni, zio Dario e zia Martina. Tutti lì per te, alle 23,17 di un anno fa.

La prima notte poi l'abbiamo passata dito nella mano e non hai fatto un fiato.

Sembra ieri eppure oggi sembri così grande che sembra impossibile tu abbia imparato tutto ciò che sai e che sai fare, soprattutto, in così poco tempo.

Amore mio, non smettere mai di essere completamente te stesso. Hai già stregato mezzo mondo e l'altro mezzo aspetta solo di conoscere te. Dacci dentro, mettici sempre tutto l'impegno che hai, come quando insegui, inutilmente, i nostri gatti.

Prima o poi li prenderai.
Ci puoi scommettere.

Con amore
La mamma




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